WhatsApp e Instagram aderiranno a uno sciopero volontario, indetto per l’11 aprile 2018, per protestare contro lo scandalo dei dati rubati da Cambridge Analytica
Va precisato che si tratterà di uno sciopero volontario, cioè WhatsApp e Instagram chiederanno ai propri utenti di non entrare nei rispettivi social in segno di protesta contro la gestione dei dati da parte del social di Mark Zuckerberg. Non a caso la data scelta, mercoledì 11 aprile, coincide con l’intervento del fondatore di Facebook nel parlamento statunitense.
Per ora si tratta di rumors, se la notizia sarà confermata sarà interessante misurare l’interesse degli utenti nei confronti di questa protesta.
Un’osservazione: dobbiamo mettere in conto che le informazioni personali che forniamo ai social sono a disposizione di terzi, quindi teniamoci per noi quei dati più delicati che non vorremmo mai mettere a disposizione di sconosciuti. Per contro, anche senza fornire dati privati, l’utente dovrebbe comprendere che sulla base dei “mi piace” che mettiamo qua e là, delle chat che intratteniamo con le altre persone e in generale dei comportamenti che teniamo sul social, chi gestisce il social è perfettamente in grado di creare un profilo fedele della nostra persona, quindi di determinare i nostri orientamenti politici, religiosi, sessuali, le nostre vulnerabilità.
Vorrei fare un esempio significativo. Se anche non ho messo alcun mi piace su gruppi di cani ma ho stretto amicizia con tante persone che sono amanti di cani ed iscritti a gruppi aventi oggetto cani, Facebook saprà con buona approssimazione che io amo i cani. Chi dispone di una così grande mole di dati, ha un potere enorme ed è in grado – in qualche misura – di condizionare le nostre scelte.
Il senso della protesta dovrebbe essere proprio questo: impedire ogni genere di profilazione e gestione illegittima dei nostri dati, al di là dei consensi che possono esserci stati “strappati” attraverso l’accettazione di regolamenti che molto spesso nemmeno leggiamo.